In Attività, Progetti

Il 12 febbraio 2015 verrà inaugurata nel capoluogo piemontese la mostra Judaica Pedemontana, a cura del Direttore Andrea De Pasquale (rimarrà aperta fino al 6 aprile). La mostra si propone di far conoscere per la prima volta al pubblico lo straordinario fondo di volumi ebraici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. La Biblioteca conserva infatti un cospicuo patrimonio di testi ebraici, costituito da manoscritti e libri a stampa, fra cui spiccano numerosi incunaboli e cinquecentine. I testi ebraici si trovano sia disseminati in varie collocazioni della Biblioteca, come nel fondo riservato agli incunaboli e nella Sezione Riserva tra i libri a stampa per vari aspetti più pregiati, sia raggruppati in fondi separati, come il fondo Hebr. contenente esclusivamente libri antichi in caratteri ebraici. Tra gli incunaboli si citano, per la loro peculiarità, l’edizione principe dell’Arba Turim di Jacob ben Ascher, stampato a Piove di Sacco da Meshullam Cuzi nel 1475 (XV.IV.10); un Commento al Pentateuco di Levi ben Gerešon, stampato a Mantova Abraham Conat and Abraham Jedidiah probabilmente tra il 1474 e il 1476 (XV.III.57); un esemplare in pergamena del Pentateuco con la parafrasi aramaica di Onqelos e il commento di Šelomoh Jishaqi, stampato a Bologna nel 1482 (XV.III.77); alcuni incunaboli stampati nella tipografia di Gershom ben Mosheh Soncino. Altri libri, incunaboli e cinquecentine, sono particolarmente importanti sia per l’edizione che per le note, anche di censori, riportate nel corpo del testo. La ricerca di testi ebraici da acquisire per le raccolte librarie risale già all’epoca dell’istituzione della Biblioteca del Regio Ateneo torinese. Vittorio Amedeo II − e le sue linee guida furono in seguito adottate anche dai suoi successori −, desiderando che la Biblioteca fosse guidata da persona dotta e di mente aperta, volle che il prefetto fosse di nomina regia e la scelta da lui in poi ricadde sempre su professori universitari, spesso ordinari nella disciplina di Sacra Scrittura e lingue orientali. Lo studio della lingua ebraica fu, quindi, praticato regolarmente dai bibliotecari regi che, sapientemente dotati, accrebbero notevolmente i fondi librari con preziosi libri in lingua giudaica. Manoscritti e incunaboli sono oggi discretamente noti e studiati, mentre ancora relativamente poco conosciuti sono i libri a stampa dei secoli XVI-XVIII. Spingersi con lo studio tra questi ultimi libri citati porta a reali e interessanti scoperte. Si ritrovano, infatti, in questa sostanziosa raccolta testi sino ad ora poco conosciuti, se non in rari esemplari, e, forse, anche edizioni oggi ancora non note. L’idea di organizzare una mostra incentrata sui fondi ebraici della Biblioteca fornisce quindi la possibilità, oltre a quella di porre visivamente a disposizione un patrimonio mai esposto alla fruibilità del grande pubblico, di uno studio che potrà mettere in evidenza particolari salienti di una eccezionale raccolta libraria in vista, ci si augura, di ulteriori e più esaustivi approfondimenti. L’allestimento espositivo librario in vetrina sarà supportato da una versione digitale che darà al visitatore l’ineguagliabile sensazione di consultare e sfogliare un testo storico. Il progetto culturale dell’esposizione darebbe spazio oltre che ai testi stessi a tutta la lunga storia della tipografia e della stampa ebraica, mettendo anche in esposizione antichi punzoni che servirono in passato per stampare i testi in mostra. La scelta di inaugurare a Torino la mostra in occasione del semestre di presidenza dell’Italia del Consiglio UE riflette la volontà di dare una visibilità internazionale e di ampio respiro all’evento. Inoltre, nella fase conclusiva dell’esposizione torinese, si prevede una giornata di studi, che sempre nell’intento di fornire un contesto europeo all’evento vedrebbe coinvolte le seguenti figure, che hanno già aderito all’iniziativa, assicurando la loro collaborazione: Frédéric Barbier, docente presso l’École Pratique des Hautes Etudes di Parigi; István Monok, docente presso l’Università di Szeged (Ungheria); Yann Sordet, direttore della Bibliothèque Mazarine di Parigi; Pedro Catedra dell’Università di Salamanca.

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